l totem proibiti di Maurizio Caruso
Maurizio Caruso è un artista anomalo, che impugna il pennello, scava ed estrae la luce dai volti delle persone. E questo risulta raro nel panorama artistico contemporaneo italiano, poco incline a
delineare la psicologia dei personaggi e le intime pieghe di ogni singolo animo.
il nostro artista impreziosisce i suoi colori grazie a campiture pulite, nette che schiantano la vile retorica e cancellano lo stant‘lo e banale omaggio nei confronti dellospettatore, per esaltare
piuttosto una venatura qualitativa internazionale che mira a imprimere in noi una sensazione di rispetto, di emozione, di vera e propria sudditanza verso quegli sguardi dipinti che ci attirano e ci
afferrano, magnetici.
Sguardi di fuoco, che scaldano passioni e fanno vibrare il cuore. Sguardi che ci avvolgono in un abbraccio quasi ancestrale. Ma Caruso non é solo questo. Egli sa ve’stire i suoi ritratti di espressioni che sembrano cristallizzare il tempo, quasi a voler rimarcare quell’attimo che fugge della vita di ogni persona dipinta; splendide, poi, le lievi torsioni —finemente dinamiche — con le quali avvita ogni ritratto che si leva raffinato e mai chiassoso.
A mio avviso, Maurizio Caruso sceglie, per la sua tavolozza, tinte straniere che brillano per vicinanza ad alcune ricerche sulla ritrattistica svolte, negli anni, da David Hockney. Con l’artista
britannico pare spartire quell’armonica dimensione estetica che scioglie le fattezze delle cose e degli abiti per dare maggior risalto a volti consapevoli della propria forte personalita, alle volte
ammiccante e persino civettuola.
Maurizio Caruso non immortala semplicemente la realta. La morde. E preme l’acceleratore sulla strada di un immaginario che strappa la mediocre convenzionalita delle sagome allestendo, su un
palcoscenico ai limiti del surreale, uno spettacolo plastico, volumetrico, direi tridimensionale.
Quasi a voler suggerire una sinfonia di impasti di colore che si tuffano nell’inconscio di uomini e donne della letteratura, della politica, della cultura.
Gli sfondi di Caruso, infine, sono un canovaccio esistenziale indispensabile all’artista per rilanciare il soggetto raffigurato, che da l’impres’sione di contrarsi per poi distendersi in un impeto vitale e intraprendente che ci rimanda alle parole di Ovidio, peril quale ”cio che é lecito non da piacere, quello che e proibito infiamma”.
Pisa, 30 Giugno 2022
Andrea Baldocchi