ho immagazzinato nella mia memoria, terre molto varie per natura dal luogo nel quale sono nato, la destra del fiume Po, nel mantovano . Osservando le opere di Maurizio Caruso, mi sono sentito catapultare, con le mie percezioni, in quei paesaggi, sopra citati, carichi di culture diverse, che se pur distanti tra loro sembrano amalgamarsi in un fremito di bellezza e di freschezza.
I visi sono medio-orietali dai toni e dai colori diversi, le torri delle moschee sono varie per morfologia architettonica. Maurizio Caruso, stanco come Klint, Picasso, (e tanti altri artisti famosi), dell’antichità greca e romana, ed implicitamente dell’arte che regge lo spazio della natura, si è rivolto inconsciamente alle muse d’oltre mare. Nelle sue opere, le ascendenze tribali si mescolano ad immagini delle varie avanguardie europee, ed è dimostrato dall’uso di colori violenti, che hanno abbandonato ogni pretesa di realismo, con immagini contrassegnate da un a valenza decisamente espressionista. Il suo operato è rappresentato da un mosaico di figure sciamane in una commistione senza tasselli . L’arte di Maurizio è sincretica, ed evoca una nuova serie di percezioni estetiche, dove la ricerca marca i margini della riflessione e delle fragilità umane, evitando in tal modo che ogni esigenza di valori sia oscurata. L’artista distribuisce un messaggio di amore attraverso una ragnatela ideata, permettendo ai suoi fruitori di entrare in un colloquio con i suoi personaggi, e con le sue morfologie architettoniche. Caruso si svuota in una visione chiara, esotica, in una inquietudine che tenta di interrogarsi continuamente e che risponde senza il soccorso di spiegazioni preparate. La sua arte, vive di luce e trasmette amore verso il mondo, scevra di atteggiamenti mimetici, fuori dal tempo e dallo spazio in cui diuturnamente ci muoviamo. Il suo messaggio è altamente poetico, attraverso una visione, incuneata nella vita, ed è di un incanto profondamente idilliaco.